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Spesso, i visitatori della Tartugo non informati
hanno bisogno di tempo per adattarsi, quando
dalla strada entrano nel vestibolo.
Gli sembra di penetrare in una grotta nera.
Una volta abituati gli occhi all’oscurità, si ritrovano
in un altro universo, un altro secolo.
Sotto, il vestibolo (pagina destra della rivista) visto con l’occhio di Alexandre Bailhache, per l’articolo di Marie-France Boyer pubblicato su The World of Interiors (aprile 2018).
La scala conduce al piano nobile, con la sua cucina e la sua sala da pranzo (pagina sinistra).
Se il motivo ornamentale del vestibolo oggi sembra antico, a qualcuno addirittura spaventoso, in realtà fu voluto da Édouard per modernizzare la Tartugo. Esso rompeva completamente i codici della vecchia casa di villaggio provenzale. Questa volontà di rottura era tipica dell’epoca e rifletteva l’evoluzione delle arti, decorative e non. A casa del musicista Francescatti, qualche porta più in là, la rivoluzione estetica fu molto più raffinata e in stile Art Déco. Agli occhi di Édouard, il vestibolo era l’anticamera del suo ufficio, dove si occupava di assicurazioni e di benzina, all’epoca settori all’avanguardia. Doveva riflettere il suo stato e la sua modernità post Grande Guerra. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, la ringhiera in ferro battuto della scala non è superstite del periodo provenzale della casa, risale soltanto all’agosto del 1931, anno in cui anche l’acqua pubblica fece il suo ingresso in casa, sotto l’impulso del Comune di allora che, dal canto suo, di pari passo modernizzava.
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