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Alcuni pezzi della storia de La Tartugo sono smistati, raccolti e rilegati in dei pacchetti. Fu preveggenza, o una fiducia cieca e illusoria nell’avvenire? Nell’era dell’archiviazione elettronica, possiamo dire soltanto che è così che i nostri antenati facevano le cose, meravigliandoci in un certo senso della loro fede nella vita e, in questo caso specifico (in alto), dell’enorme importanza che saggiamente accordavano alla distribuzione dell’acqua.
GLI INQUILINI E QUALCHE FATTO SALIENTE
Ciò che resta delle diverse fasi di vita di una casa è un po’ come del legno arenato sulla battigia: dei frammenti, degli avanzi. Ancor’oggi La Tartugo gode di numerosi memento che le generazioni successive hanno conservato. La fonte più importante riguarda le agende di Édouard, che coprono oltre mezzo secolo, sino alla vigilia della sua morte, il 10 aprile 1982. Si può avere quindi un’immagine abbastanza netta, per quanto parziale, della casa nel secolo scorso. Si può immaginare con una certa precisione la sua atmosfera in questo o in quel momento, seguire l’evoluzione del luogo e di coloro che lo abitavano.
15 novembre 1893 Acquisto della casa per 1400 franchi da Philippe Casteaud, di Pignans, che l’aveva ereditata dallo zio Victor Rebec († 10 febbraio 1882). Inizialmente la casa era una rimessa, edificata nel 1850. Nel 1854 Rebec aveva fatto costruire i piani superiori, iscrivendola ufficialmente come abitazione nel 1862. Charles Turle e Berthe, nata Signoret, ci si trasferirono nel 1893 con il piccolo Édouard di tre anni, che sosterrà sempre di esservi nato, anche se in effetti era nato in un’altra casa del paese. La rimessa, sulla sinistra, apparteneva già alla madre di Berthe, la signora Eugène Signoret, nata Émilie Broquier, che gestiva la drogheria del piano terra (la casa sulla destra apparteneva anch’essa a dei Broquier). A quell’epoca, completava la famiglia un prozio d’Édouard, un altro Édouard Turle (all’anagrafe Jean-Baptiste, Frédéric, Édouard, 1826-1913): era il fratello del padre di Charles. 
1901/1904   Primo sradicamento: Édouard ospite al collegio dei padri Maristi di Le Luc
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A undici anni, Édouard entra al collegio dei Maristi e avvia una corrispondenza con i suoi genitori che segnerà l’inizio della sua pratica insaziabile e pressoché quotidiana della scrittura. A quell’età, l’ortografia ancora incerta, il ragazzo manifesta un’ipersensibilità senza dubbio esasperata dal fatto che è figlio unico di una madre che adora. I suoi scritti sono un continuo ribadire il suo amore per i suoi. Pur facendo buon viso a cattivo gioco ed esortando i genitori a non preoccuparsi,  s’intuisce chiaramente che il collegio non gli piace per nulla (e più avanti negli anni non ne farà mistero). Per motivi finanziari, rimane al collegio soltanto per un anno; in seguito, ogni giorno, vi si recherà in treno. Gli anni passati dai frati furono, d’altra parte, la causa del suo successivo anticlericalismo. Con la firma del Concordato del 1905, la scuola venne trasferita a San Remo e, dato che i suoi genitori non potevano permettersi di pagare un collegio così lontano, Édouard proseguì gli studi fino al 1908 all’École Rouvière di Tolone.    

Le Luc 28 Sett. 1901 Cari genitori, vi scrivo due parole per dirvi che sono stato tanto contento che papà sia venuto a trovarmi giovedì mattina. Abbiamo pranzato tutti  insieme, ma c’è una cosa che mi è dispiaciuto di avergli detto e che mi fa stare male, è di avergli detto di partire con il treno di mezzogiorno, sembrava che non gli volessi bene, ma invece io vi voglio tanto bene a tutti  (…) Io sto sempre molto bene, così come mio cugino Henri e non ci affliggiamo. Mi farebbe piacere che anche voi non vi affliggeste. Scrivetemi qualche volta, e se volete venire a trovarmi tutti i giovedì venite perché mi fa piacere, e preferisco che veniate insieme lo stesso giorno, piuttosto che un giorno uno, un giorno l’altra (…)

n.d.  Miei cari genitori, non pensavo di scrivere una lettera ma ieri sera sono tornato in quinta e me l’hanno fatta fare. Questo mi fa tanto piacere. Domenica quando siete venuti, ho capito che siete preoccupati. Ma ora siate contenti, sono tornato nella classe in cui ero prima. Mi applicherò al melio e finiro al piu presto la penitenza. Verrete un pochino a trovarmi, l’uno o l’altra, tra qualche tempo(...)

 
 
 
Édouard avvia una seconda corrispondenza con i genitori durante il servizio militare, a Nizza poi ad Ajaccio. Descrive la vita nella caserma, i frustranti tentativi di ottenere una  posizione migliore, ma anche i permessi ottenuti per aiutare i suoi genitori, che da soli mandavano avanti l’azienda agricola.  Édouard tenta di aiutarli anche da lontano. Il 1 febbraio 1913, gli indica come ritrovare un documento nella casa, in un modo che ci rivela il suo metodo di archiviazione e che è come un manuale d’uso indirizzato ai discendenti affinché non si perdano nel labirinto delle sue carte:
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".../...  l’operazione è iscritta in cima al conto di Gasquet o su un piccolo registro, formato quaderno; copertina cartonata gialla, carta verniciata. Questo quadernino è dentro uno dei due cassetti della scrivania o sennò nell’ufficio dentro l’alcova dell’uva. Se trovate questo quaderno, spesso un centimetro, vedrete il conto di Mme Ézéchiel. Ammettendo che Mme Ézéchiel abbia ricevuto il rimborso della tanica vuota, Gasquet a tal proposito non ha niente a che vedere con il suo predecessore. Quindi, se Gasquet non ha pagato il suo primo imballaggio, non può far valere questo motivo. Guardate se è possibile e mi dite il risultato nella prossima lettera? Mi ricordo di aver inviato la fattura a Mme Houzelles e anche un mandato di pagamento. Sfogliate le copie delle lettere tra il 20 e il 25 ottobre, ci troverete di certo questa fattura. Mi terrete al corrente della vostra ricerca? 

E i giacinti, sono belli? .../...

Un saluto al signore e alla signora Bondil, agli sposi Bonnet, e alla mia balia, se avete modo." 

1911-1914   Secondo sradicamento:  Édouard fa il servizio militare ad Ajaccio

1914  Terzo sradicamento

Una terza corrispondenza, molto seguita, talvolta quotidiana, è avviata da Édouard con i genitori - e con suo zio Adolphe Boussuge, al quale si confida di più -  quando parte per il fronte, dalle trincee, poi dagli ospedali di Gap e Nizza, dopo essere stato ferito a un braccio e ricoverato, e prima d’essere rispedito al fronte. Attorno alla Grande Guerra è stato fatto un lavoro importante di conservazione della memoria, e numerose corrispondenze di soldati sono state pubblicate. Quella di Édouard ha dato luogo a una manifestazione, ArTmistice98, organizzata da suo nipote Bernard nel 1998. Come molti dei suoi camerati, Édouard descrive l’assurdità delle trincee, l’attitudine indegna degli ufficiali, pur rimanendo convinto che il governo stesse facendo del suo meglio. Uomo di terra, la sua descrizione dei paesaggi che attraversa per arrivare al fronte ci testimonia la sorpresa nel vedere uno spettacolo così diverso da quello della natale Provenza. Le lettere ai genitori hanno il solo scopo di rassicurarli, mentre a suo zio rivolge una riflessione sempre lucida, priva di effusioni e più schietta in merito al suo atteggiamento di fronte alla situazione. La morte in prospettiva. Se la sobrietà degli scritti di Édouard spesso ci sorprende come la prosa di Giono, se nell’uno come nell’altro il verbo sembra nascere dalla rudezza della terra provenzale, le lettere del primo inviate dalle trincee sono sorelle gemelle di quella che Joseph invia a "Cara moglie, caro padre" ne Le Grand Troupeau.

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Contrariamente alle lettere più franche indirizzate allo zio, disegni (timbro dall’ospedale da campo N°12 : budello che conduce alle trincee ; 1914-15, "Spegnete la luce, o troveranno la trincea!" ; Ospedale da campo N°12, Degenza feriti lievi*, Neufchâteau, febbraio 1915) e lettere ai genitori (qui sotto, un esempio tra le decine) sono innanzitutto rassicuranti e aneddotiche.
* Édouard fu ferito una prima volta alla mano e, qualche mese più tardi, più gravemente al braccio. La prima ferita gli consente di rassicurare sua mamma: almeno non è al fronte.
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14 marzo 1915 Berthe (nata Signoret) muore dal dispiacere di sapere il figlio in pericolo al fronte
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(A sinistra) Certificato Prima Comunione di Berthe, 8 luglio 1866. (A destra) Padre e parenti nascondono a Édouard la morte della madre. Lo apprende da una recluta di Carnoules nelle trincee.
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Dopo il decesso della madre, poi dopo la ferita, rimpatriato a Nizza in convalescenza, Édouard inizia una corrispondenza stretta e incessante con suo padre, nella quale riversa il suo affetto, il suo rispetto e i consigli sugli affari di famiglia, domestici e agricoli. Continua a scrivere anche allo zio, al quale confida i sentimenti più intimi, quelli che non osa rivelare al padre, per proteggerlo dalla prospettiva della sua eventuale scomparsa. Menil (Meurthe e Moselle)

Venerdì 14 maggio 1915   Caro Zio   .../... Ho saputo ieri per caso, da un carnulese dell’unità 15, la notizia disgraziata che temevo. La mia Cara Mamma sarebbe morta da quasi due mesi. Eravate lì in quei momenti penosi ? Scrivetemi subito per dirmi di cosa, come e che giorno la mia povera Mamma ha cessato di vivere. Sarà una consolazione per me, oggi che tutto è finito sono obbligato ad accettarlo. Devo vivere per mio Padre. .../... Voi, gli amici Lauzet e mio Padre mi avete nascosto la triste verità certamente a fin di bene. Ma tutto si viene a sapere e nella mia disgrazia son contento di essere stato informato. Quantomeno, se un proiettile o una granata mi ammazzano saprò che la mamma non c’è più.

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12 luglio 1915 Ferito al braccio

Telegramma di Édouard al padre, con cui annuncia la ferita e il rimpatrio.

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Sabato 1 aprile 1916   Rafia

​.../... "ieri ho girato tutti i negozi di Nizza per la rafia. Ne ho trovata a un franco e 75, un franco e 50, un franco e 25 al chilo. Quella a 1,50 è superba. È bianca come la neve, solida e larga un centimetro buono. Quella a 1, 25 è senza dubbio dell’anno scorso, benché il colore sia giallastro sembra buona ed è quella che intendo acquistare oggi. Per ora non ho comprato nulla, mi sono solo accertato dei prezzi. Se quella dell’anno scorso è buona, credo di far bene a comprarla. 5 chili a 53 centesimi al chilo vale davvero la pena. Le rafie di quest’anno sono molto più care. Lo zucchero si vende a un franco e 30, un chilo come 5 chili. Ne porterò qualche scatola" (in permesso)..../....

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13 aprile 1919  La pace nelle dispute
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Gli affari non si sono mai del tutto fermati durante la guerra, ma con l’armistizio le ostilità private riprendono più di prima. In aprile, un’oscura vicenda legata al taglio del bosco riscalda gli animi, il contendente prende a pretesto la mobilitazione, Charles ribatte che non tutti sono stati mobilitati… Ad agosto, sono due taniche di benzina, arrivate quasi vuote da Marsiglia, a dar luogo a un’aspra corrispondenza. I registri con le copie carbone ci rivelano gli arcani del commercio. 
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Agosto 1921   

Allaccio della casa all’acqua corrente comunale

Prima, era una cisterna piazzata nel fienile ad alimentarla con acqua piovana. Si temeva sempre che straripasse. 

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1926-1929, Eugène Boussuge, sindaco e nonno affettuoso
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Se Charles Turle sembra esser stato il padre famiglia incontestato, suo cognato Eugène Boussuge pare fosse un nonno affettuoso (per Maurice e Denise), molto più clemente e umano. Tanto amato, le sue qualità gli valsero l’elezione a sindaco del paese, oltre a essere, meccanico PLM in un comune consacrato alle ferrovie.  
28 settembre 1928, nascita di Denise
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Scrupolosamente registrati: tutti gli avvenimenti della vita e le spese che determinavano. La secondogenita di Mimi e Édouard nasce il 28 settembre, le fatture vengono pagate a ottobre e novembre
1931 Acqua corrente
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Henri Turle, cugino e grande amico d’infanzia di Édouard, subentra in Comune a Eugène (1929-1939).

Delle questioni legate all’acqua inquineranno i rapporti tra i due cugini, che per tutta la vita non si rivolgeranno più parola.

La cessione della fonte di Carnoules voluta da Henri, sindaco, contraria (il termine è debole) il cugino, Presidente dell’Associazione Irrigatori. 

Cf. Capitolo Échos

Domenica 25, lunedì 26 giugno 1933 Prima Comunione di Maurice
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Nell’agenda, sulla pagina del secondo giorno di festeggiamenti, Édouard non ha mancato di scrivere "Nessuno", che non significa che alla comunione non c’era nessuno, ma che nessun operario quel giorno aveva lavorato. Per sua indole, il lavoro veniva sempre al primo posto.  
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Alla Tartugo è stata conservata la fattura della pasticceria e il "globo" da comunicando di Maurice. Il quale amava particolarmente i fondenti, dei bonbon allo zucchero . L’abbondanza di leccornie testimonia che il periodo era prospero per la famiglia. Come si nota, è nonno Boussuge a offrire, e il pasticcere di Carnoules ha fatto i suoi corsi nella capitale.

18 maggio 1939

Morte di Eugène Boussuge

​Come al solito, da parte di Édouard, è inutile aspettarsi una qualsiasi manifestazione di sentimentalismo. Invece, il dettaglio delle spese non manca. Lo stato del defunto (suocero), ma non il suo nome (quando invece il becchino è nominato); la precisazione che la “suocera” ha rimborsato (solo) la bara ma che lui stesso ha pagato il resto; è riportato perfino il costo delle telefonate e dei telegrammi. Si noterà anche la tradizione del corteo funebre nel paese, che perdura in certe antiche famiglie come i Turle.

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1939 - 1944

Scosso in gioventù dai suoi trascorsi nelle trincee, come la maggioranza dei compagni veterani Édouard  ha un’alta considerazione del maresciallo Pétain, "vincitore del 14-18". Viene arruolato nella famigerata Legione dei Combattenti. La casa viene requisita dalle autorità, ma Mimi, contestando loro di attaccare un invalido di guerra, ottiene che venga presa soltanto una stanza: un ufficiale austriaco vi soggiornerà, e donerà la sua quota di latte ai bambini. Nella prima pagina dell’agenda del 1959, la pagina “note”, Édouard scrive, tra altre informazioni amministrative come la nascita dei nipoti, "Delegazione speciale al Comune di Carnoules del 1941 terminata il 16 agosto 1944 - Gassin, Turle, Panisse." Il bombardamento del 25 maggio 1944 al deposito ferroviario, Mimi lo trascorre sotto un platano di fronte alla casa, la capra stretta contro le gambe. Alla Liberazione, brevemente inquisito, Édouard viene messo agli arresti domiciliari per tre giorni, al termine dei quali viene rilasciato. Il suo comportamento durante la Seconda Guerra mondiale era un riflesso della sua appartenenza di classe. Dal canto suo, il giovane Maurice, inviato ai Campi di Gioventù di Bayonne, fuggirà e tornerà a Carnoules a piedi, uccidendo un soldato nemico lungo il cammino. "O lui, o me" confesserà in privato a suo figlio Bernard anni più tardi, durante un raro momento di confidenze.     

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27 gennaio 1948 nascita di Marie-Chantal, primogenita di Maurice e Marythé

Come da tradizione, la nascita avvenne dai suoceri, alle Città SNCF, mentre Laurent, figlio di Denise, nascerà a La Tartugo.

Marythé aveva consultato il supplemento del giornale Le Provençal “La Vostra Moda”, la doppia pagina centrale per il corredo del bebè. 

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1946-1949  Tempi duri nel dopoguerra: i buoni per il razionamento
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Venerdì 9 maggio 1952  Disputa del sentiero di Saint-Jean
 
La guerra ha interrotto gli studi di Maurice, che in seguito dovette riprendere l’attività viticola. Non scriveva quanto il padre, ma aveva anche lui i suoi quaderni. Questo a sinistra (Libreria A. Dragon, Aix-en-Provence) è dedicato ai contenziosi, tra i quali un processo (1956) per un sentiero la cui storia è ripercorsa fino al 1846, comprese le giornate di lavoro effettuate il 27 giugno 1922 e il 15 settembre 1927. Le sue righe, efficaci e spesso rudi,  rasentano una violenza che tradisce l’angoscia di una generazione sacrificata – e della classe contadina sacrificata. Oggi, ritroviamo la stessa disperazione.
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5 ottobre 1953 Le tonsille di Marie-Chantal
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Una delle
rare volte
in cui l’agenda
di Édouard
riporta una
nota personale oltre alle solite menzioni sul tempo e sulla presenza o assenza di un operaio agricolo.
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Contrariamente alla corrispondenza tenuta in infanzia e gioventù con i genitori, le annotazioni di Édouard nelle agende sono totalmente prive di pathos. Ad esempio, per un’altra operazione chirurgica sulla figlia Denise, lunedì 23 marzo 1970, si attiene ai fatti e a nient’altro: Élisabeth a Tolone, Denise, operata. Pranzo e cena da Maurice.
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Lunedì 10 aprile 1961 

​"P*** 1/2 giornata, il mattino, è andato alla visita (dottore) a Tolone pomeriggio. Al Baou, per portare con la carriola (5 viaggi) le ceneri della legna e del carbone ammassate per strada, per togliere con la forca l’erba tagliata da Maurice. Al Baou, per arare, Maurice ha falciato dalle 8 alle 11 e mezzo, l’erba alta, fitta come un prato su metà della superficie del Baou. Io ho rastrellato. Visita ai Platani tra le 14 e le 16.30 – cantina dalle 17 alle 19.30."

L'agenda di Édouard del 1961 comincia in modo strano. Senza che si sappia il perché, sul frontespizio ha scritto quanto segue:"Ernest Signoret aveva lavorato con il nostro cavallo, per noi, dal -/-/- al 26 luglio 1919 incluso, sull’agenda non c’è traccia della sua presenza dopo questa data. Il 10 novembre 1919, è Ernest Teisseire che ha tenuto il cavallo fino al 10 febbraio 1923 incluso. Il 12 febbraio 1923 è Orange Noël detto Pompeo che ha continuato con il cavallo al posto di Teisseire. Ha smesso il -/-/- (a matita: ) C’è stato Rimbaud Adrien, revocato dalla SNCF. Orange avrebbe ripreso il 14 gennaio 1925."

È l’epoca in cui viene comprato l’ultimo cavallo, Bibi. La posizione del paragrafo dimostra senza dubbio l’importanza dell’evento. Dimostra anche che Édouard si rapportava alle sue vecchie agende.

Domenica 24 novembre 1963  

​"Tempo variabile, nuvoloso, con schiarite. Péroz 1/2 giornata, la mattina, terminato alle 12 e 30

Maurice e Péroz sono andati con il camion alla casa venduta, la casa del forno, per togliere il furgoncino Ford e portarlo al capannone di St-Jean dove sono stati costretti a fare ordine per poter sistemare il furgoncino acquistato nel 1924.

Diversi lavori ordinari e altri mi hanno tenuto a casa tutta la giornata"

(L’indomani, nel tardo pomeriggio, Mimi e Bernard guarderanno alla televisione nuova le esequie di JFK, così come a giugno avevano guardato quelle di Giovanni XXIII.)

LE 30 GLORIOSE ?
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La Tartugo è anche una storia d’infanzia. C’era stata quella degli anni ’20, ci fu quella degli anni ’50/’60. La felicità di certo è relativa, talvolta fugace o inventata per proteggersi dalle circostanze. Il vigneto era in crisi. Nel 1956 gli olivi gelarono. Il deposito ferroviario di Carnoules andò in declino nel 1968 quando fu elettrificata la linea Marsiglia-Nizza. La Tartugo si trovava sulla strada per Saint-Tropez, ma la sprezzante rinascita d’argento la sfiorava a malapena. 

In Bernard il gusto della messa in scena si manifesta molto presto e s’accompagna a una rappresentazione della storia nella storia della Tartugo. La casa racchiude tesori di antichità.

Qui (in alto) ne fa le spese la sorella minore, Odile.

Forse, il bambino stesso aveva la sensazione d’esser messo in scena, cosciente che gli andirivieni dei membri della famiglia venivano registrati da Édouard nelle sue agende come le entrate e le uscite degli attori dalla scena. 

24 maggio 1968
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Uno dei momenti più significativi dell’epoca fu il ritorno di notte, in pullman, di Marie-Chantal, studentessa a Parigi. Poiché il telefono a Carnoules non funzionava, aveva telefonato a Cuers dove vivevano Denise e il marito Yoyo. Il quale, in piena notte, dovette scalare il muro dietro la Tartugo (si veda in basso). Le annotazioni di avvenimenti esterni alla vita della terra e della casa sono eccezionali nelle agende di Édouard. 

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31 maggio 1968

 

Édouard non era uomo che andava di fretta: annotava scrupolosamente i dettagli dei suoi lavori, dei quali, dunque, si percepisce la lentezza. Non amava però "perdere tempo". L'espressione torna frequentemente nelle sue agende. Questo giorno: "Continuano gli scioperi. Per ascoltare le informazioni molto spesso si perde del tempo." Si ricorderà che quel 31 maggio la storia riguardava la formazione da parte di Pompidou, su ordine del generale de Gaulle, di un nuovo governo duro, le epurazioni all'ORTF (la televisione pubblica) e l’inizio del ritorno al conformismo. Il 13 ottobre 1969, primo giorno di vendemmia, Édouard scriveva: "Uva in parte secca e  ammuffita passa con difficoltà  nel frantoio a pompa – Perdita di tempo." Sabato 26 aprile 1975: "Giornata persa per me, per la seconda volta. Alle 8 del mattino, il naso ha ricominciato a colare (= sanguinare), senza smettere, chiamato il dottore, è tornato, fare come aveva fatto il 13/4." Sabato 24 maggio dello stesso anno: "Mattina, con l’autobus delle 8.20 sono andato a Les Arcs dal signor Fauvet. A Vidauban persa un’ora a seguito del tamponamento di un’auto nuova contro l’autobus. Ovviamente, non vedendomi arrivare all’ora stabilita, il chimico per l’analisi del vino non c’era più quando sono arrivato al Consorzio del Côtes de Provence." Capita anche che si intuisca il suo fastidio più di quanto non dichiari, così domenica 23 febbraio 1958: "Pranzo molto lungo da Maurice e Marythé in occasione della presenza dei consuoceri Morère e della signora Cointet."

        Negli anni ’50, appare una formula, "riposo forzato", senza che sia precisata la ragione di tale imposizione, età o altro. Così, giovedì 29 gennaio 1959 : "Riposo forzato mattina e pomeriggio. Non ho fatto nulla, a parte un viaggio in auto a Brons tra le 16.30 e le 17.30”. L’indomani sarà più attivo: verrà posata la carta da parati gialla nella sala da pranzo, quella che Didier toglierà nel 1996, riscoprendo gli affreschi del 1850.  

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Petit titre

22 ottobre 1969

"Bel tempo, Maurice è stato alla cava tutta la mattina aiutato a seconda dei lavori da Rey. Il torchio Vaslin è stato svuotato, i grappoli sono stati portati con la carriola sul marciapiede."

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Il "Vaslin", come più spesso lo chiama Édouard nelle agende, fu il solo elemento di modernità (elettrico) introdotto nella gestione dell’attività vinicola nel corso degli anni 60, che videro la società subire un’evoluzione alla quale, però, la Tartugo resta quasi del tutto impermeabile.

Per forma e materiale, faceva pensare a una capsula spaziale atterrata negli anni 20, epoca nella quale la casa restava congelata.

1975, 9 novembre

 

Non soltanto davanti alla morte siamo poca cosa, lo siamo anche nelle agende altrui. Il 1975 fu determinante per Bernard, che alloggiava in una casa occupata a Londra. Era quindi più lontano e al tempo stesso più vicino alla casa di famiglia: “squottare” (dall’inglese “squat”, occupare abusivamente) è una questione di tetti sulla testa e tetti dentro la testa. Da questa esperienza Bernard ha tratto un libro, Squat75. 

In tutto l’anno, Édouard fa solo questo riferimento all’allontanamento del nipote, ma la forma stessa, in 3 settenari (in basso nell'agenda) è straordinaria ed è lì che forse si esprime il non detto.L’altra assenza, quella di "Maurice a Parigi" senza ulteriori spiegazioni, pesa di più ma le due riunite assieme hanno una potenza simbolica capace, s’immagina, di disarcionare il patriarca di 85 anni.

L’informazione essenziale del giorno resta comunque la pioggia, rappresentata da Édouard con tre righe parallele, di cui una rossa al centro, come faceva  abitualmente nelle sue agende.

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9 aprile 1982,  il giorno prima della morte di Édouard
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Édouard scrive le sue ultime parole sull’agenda il 9 aprile 1982. L’ortografia è tornata imprecisa proprio come nelle sue prime lettere da Le Luc, a 11 anni. Ciò che scrive s’incolla sempre più all’attimo, a una descrizione neutra. Utilizza sempre più la forma: è X che è venuto. E accompagna sempre più il soggetto "Io" con la precisazione "Édouard Turle". Muore il 10 aprile alle 10 di mattina.
Edouard sarebbe stato uno scrittore famoso, i critici scriverebbero dei papiri sul suo epitaffio, le sue ultime parole e la loro forma: "È Madame Talon che è stata con noi, con Édouard e Élisabeth, un po’ di tempo."
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ANNI 1980, UNA LUNGA ASSENZA
La casa si svuota dei suoi abitanti, soltanto Mimi continua a viverci ed entrambe deperiscono a poco a poco. I giovani non vengono in visita che raramente (accanto, Odile nel 1981). Si vedono ancora dei dettagli che però scompariranno in seguito, a causa della vetustà degli ambienti: così, la griglia che chiudeva il grande arco dell’hangar…
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Settembre 1995   

Dopo un esilio di vent’anni a Parigi, Bernard ritorna a vivere alla Tartugo. È diventato traduttore a tempo pieno. Didier lascia a sua volta Parigi per raggiungerlo nel gennaio del 1996. Con Anaïs Smart, creano un festival nel maggio del 1997. 

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Maggio 1998  WEM 2

​La griglia c’è ancora durante la seconda edizione del festival, il WEM, weekend musicale. La Tartugo accoglie gli amanti di musica classica alla buona, in una casa che è ancora come l’ha lasciata Mimi. Nella foto a fianco, sulla destra, si vede ancora la tenda di tappi di sughero davanti alla porta del laboratorio di Eugène, che fu anche quello di Maurice; il laboratorio sarà distrutto per ingrandire l’hangar, che da lì in avanti prenderà il nome di "atelier”, in ricordo dei due antenati.

Novembre 1998 

In occasione dell’80° anniversario dell’armistizio del 1918, Bernard organizza ArTmistice98, manifestazione ispirata alla corrispondenza di Édouard e al centro di una mostra di arte contemporanea: chiede agli artisti di partecipare a una veglia commemorativa e alla sfilata; chiede ai vecchi combattenti di visitare la mostra. ArTmistice98 è patrocinato dallo scrittore e fumettista Tardi e dal regista Tavernier. Bernard è invitato a parlare dell’evento al Grand Journal, su Canal+. 

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Maggio 1999   WEM 3 

Il festival creato da Bernard Turle e Anaïs Smart (a sinistra nella foto a fianco) è alla sua terza edizione e per la prima volta si tiene in un teatro, il Teatro

Denis di Hyères. L’evento è lanciato e negli anni seguenti diventerà ancor più  noto,

avvicinandosi alla produzione di opera lirica.

Così si chiude il cerchio, si rinnova il legame

con le opere che Mimi e Édouard andavano

a vedere all’Opéra di Tolone all’inizio del secolo.

La mezzo soprano Isabelle Poinloup (a destra) 

sarà una delle cantanti più carismatiche del

WEM. La Tartugo, non ancora casa "picassiette", diventa il quartier generale del festival. Per quindici anni, sarà frequentata da musicisti. 

2022 restera une année marquante avec la vente de la Tartugo par Bernard Turle à Nicolas Plazanet, l'esprit est dans la continuité, faire vivre ce lieu :

  • son patrimoine : une présentation et une collection complétée (notamment concernant l'espace bouchonnerie et vie du Rail), ouvrir plus souvent,

  • conserver, révéler, partager,

  • restaurer : la maison a de nombreux problèmes, notamment d'étanchéités,

  • créer des liens sociaux et une programmation culturelle via une continuité associative.

 

Enfin, créer de nouveaux espaces (au-dessus de la remise et dans les jardins), en lien avec les ressources locales, un des grands combats de Nicolas, chargé de mission pour Forêt Modèle de Provence et engagé pour un développement durable respectueux des usages, tourné vers l'avenir et la relance de certaines filières historiques. C'est l'occasion d'en faire, au-delà d'un lieu de partage, un lieu exemplaire. 

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